Gli italiani ad Auschwitz (1943-1945)

In biblioteca Baldini l’autrice

Laura Fontana, storica della Shoah e Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi

in dialogo con Lidia Gualtiero, esperta in didattica della storia e metodologie autobiografiche Istituto Storico Rimini

presenta il volume

Gli Italiani ad Auschwitz

(1943-1945) 

Deportazioni – “Soluzione finale” – Lavoro forzato.

Un mosaico di vittime. 

Editore Museo Statale Auschwitz-Birkenau, Oswiecim, 2021

 

Laura Fontana, storica della Shoah e da lungo tempo dedita all’insegnamento della storia del genocidio degli ebrei, firma un lavoro di ampio respiro, che ha il rigore e il metodo della ricerca, ma
anche lo stile immediato e coinvolgente del racconto. Basato sullo studio di un insieme molto ricco e diversificato di fonti, molte delle quali inedite o poco esplorate, il libro getta uno sguardo nuovo
sulla storia delle deportazioni degli italiani e delle italiane ad Auschwitz durante i mesi di occupazione della Penisola.

Per oltre un anno, tra l’autunno 1943 e gli ultimi mesi del 1944, diverse migliaia di ebrei italiani furono deportati dall’Italia ad Auschwitz, tra cui 776 bambini e bambine. Catturati nell’ambito della
la Shoah, furono in larga maggioranza assassinati appena scesi dai treni. Per la quasi totalità, Auschwitz rappresentò l’ultima destinazione, il luogo più efficiente costruito nella storia umana per
la messa a morte di massa degli ebrei d’Europa. Solo un’esigua minoranza fu risparmiata dall’uccisione immediata nelle camere a gas per essere sfruttata come forza lavoro coatta nelle molteplici industrie e attività produttive del campo. Tra loro il giovane chimico Primo Levi e la tredicenne Liliana Segre.

Nel corso del 1944 – e si tratta indubbiamente di un elemento poco conosciuto – anche circa 1.200 italiani non ebrei furono inviati ad Auschwitz come prigionieri politici, contrassegnati nel lager col
distintivo del triangolo rosso. Internati come lavoratori forzati nel gigantesco complesso concentrazionario che funzionava parallelamente al centro di sterminio, più dei due terzi di questi
reclusi di nazionalità italiana erano donne, molte delle quali giovanissime e di origine slovena e croata. Partigiane, sospettate di sostenere la Resistenza o vittime di rastrellamenti per il lavoro
coatto nel Reich, le italiane furono arrestate nelle fabbriche lombarde dopo gli scioperi in massa del marzo 1944, ma principalmente nel Litorale adriatico, il territorio compreso tra Lubiana, Gorizia,
Trieste, Pola e Fiume (oggi Rijeka) che dopo l’8 settembre venne parzialmente annesso al Reich e sottoposto a uno spietato trattamento repressivo da parte delle autorità occupanti naziste. Lo studio di Laura Fontana ricostruisce, con l’ausilio di una ricca documentazione che fa largo uso delle testimonianze orali, i due gruppi principali di queste deportate: le resistenti che al momento
dell’arresto erano giovanissime staffette partigiane, coraggiose e intrepide nel dedicarsi alla lotta di liberazione, e le operaie lombarde che dopo l’arresto partirono per Auschwitz da Bergamo, giungendo nel lager dopo un lungo, anomalo, tragitto via Mauthausen e Vienna.

Ne emerge un racconto vivo e a tratti corale di centinaia di vicende individuali e di gruppo, in cui i percorsi di deportazione, le esperienze di prigionia e le memorie si intrecciano con alcuni temi centrali per comprendere la storia di Auschwitz. A essere in primo piano nel libro sono sempre le voci dei testimoni dell’epoca, le vittime e i sopravvissuti della Shoah italiana e della deportazione politica (definizione attribuita dai nazisti in maniera generica per un insieme eterogeneo di categorie di arrestati).

L’autrice non tace le responsabilità italiane, tra collaborazionismi, delazioni, complicità e colpevoli silenzi all’epoca dei fatti, il susseguirsi di reticenze, amnesie e memorie parziali che hanno caratterizzato la costruzione del ricordo pubblico negli anni del dopoguerra fino ai giorni nostri, interrogandosi sulla scarsità delle testimonianze.

Ripercorrendo i percorsi e i destini dei due gruppi di deportati, ebrei e politici, restituiti attraverso un costante confronto tra documenti e memorie, fonti scritte e fonti orali, Gli Italiani ad Auschwitz offre al lettore la ricostruzione di una storia plurale e composita di vittime. Gran parte dell’opera è dedicata a raccontare le esperienze di coloro che subirono l’internamento ad Auschwitz, con l’obiettivo di far emergere alcuni elementi comuni nell’esperienza del Lager: il lavoro forzato, la violenza fisica e l’offesa al corpo delle donne (tra cui la maternità negata e gli esperimenti criminali di sterilizzazione), la solitudine e la coesione tra reclusi, le strategie di resilienza e il fattore della “fortuna” nel determinare condizioni favorevoli alla sopravvivenza, l’esperienza eccezionale dei pochi bambini sopravvissuti, come le sorelline fiumane Andra e Tatiana Bucci, raffigurate nella foto di copertina con parte della loro famiglia.

L’attenzione dell’autrice per dar voce a tante vicende, al contempo simili e molto differenti tra loro, pone l’accento sul lato umano della tragedia e sull’individualità delle esperienza, ma consente anche di far emergere con nitidezza il ruolo polivalente di Auschwitz, in cui l’assassinio di massa degli ebrei ha rappresentato indubbiamente la funzione prevalente, ma non l’unica.

A margine della ricerca, Laura Fontana accenna alla presenza nel complesso di Auschwitz di migliaia di lavoratori civili italiani, tra cui molte ragazze senza alcuna formazione professionale specifica, che dalla primavera 1942 all’estate 1944 continuarono a giungere nella zona di interesse circostante il campo alla disperata ricerca di un impiego. Al di là degli interrogativi che pone la presenza dei civili in un luogo a forte vocazione criminale – come pensare di lavorare a poca distanza dai crematori che funzionavano giorno e notte? – l’autrice sottolinea come debba essere ripensato il ruolo economico di Auschwitz, spesso minimizzato o ignorato nelle ricostruzioni
storiche, ma anche la pluralità di obiettivi che le SS e i civili tedeschi avevano riposto nello sviluppo del complesso, al punto da abitarlo con le proprie famiglie.

Gli Italiani ad Auschwitz è un’opera appassionata e rigorosa, con la quale Laura Fontana tenta di compare una lacuna storiografica, ponendo la sfida di provare a scrivere una storia diversa, più
completa degli italiani ad Auschwitz e consegna al lettore una narrazione coinvolgente e a più voci, sottraendo dall’oblio tante storie a lungo ingiustamente dimenticate, o tenute ai margini delle
ricostruzioni storiche e del racconto pubblico.

°°°°°°

Laura Fontana si occupa dal 1990 di storia della Shoah e del suo insegnamento. Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi e dell’Attività di Educazione alla Memoria del Comune
di Rimini, è autrice di numerosi saggi pubblicati in italiano, francese, inglese. Dirige seminari di studio in Italia e in Europa per insegnanti e ricercatori, è consulente scientifica per diversi progetti internazionali e collabora con la Fondation Mémoire de la Shoah. Ha co-diretto con Georges Bensoussan due volumi della Revue d’histoire de la Shoah dedicati all’Italia dal titolo «L’Italie et la Shoah» ( Le fascisme et les Juifs, 2016, Représentations, usages politiques et mémoire, 2017).
Tra i temi oggetto della sua ricerca: il nazionalsocialismo, i ghetti nell’Europa occupata, le donne nella Shoah, la lingua nazista. Negli ultimi anni sta realizzando un vasto studio sulle immagini della
Shoah che sarà oggetto di pubblicazione nel 2023.
www.fontana.laura.com

giovedì 28 aprile 2022, ore 21

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