Il fabbro
L’officina del fabbro è un universo di pratiche, strumenti, maestri, apprendisti, materie.
L’officina è il luogo di formazione e di trasmissione dei saperi. Il fabbro è l’uomo che vince la forza del metallo con l’aiuto del fuoco e per questo affascina e inquieta. Storie e racconti tradizionali lo associano a misteriosi patti con le forze, buone o malevoli, del sottosuolo.
Il fabbro produce per l’edilizia (i ferri delle murature), per la città e la sua architettura (cancelli, inferiate, serrature, ringhiere, roste, parapetti ecc.), per la campagna (coltri, vomeri, zappe, vanghe, falci, roncole, caveje, elementi di ferratura per equini e bovini ecc.).
Le caveje
Il Museo espone le più rappresentative, delle 130 possedute, che coprono un periodo che va dal XVI secolo agli anni Cinquanta. La caveja, in metallo forgiato a mano, aveva il compito di bloccare il giogo, portato da due bovini, al timone di aratri, carri, erpici con funzione di frenata.
Svolgeva inoltre funzioni simbolico-rituali quali, a esempio, riconoscere il sesso del nascituro, placare i temporali, difendere gli sposi, catturare le api, opporsi alle fatture.
Il maniscalco
Nel corso degli anni la professione del fabbro tende a prodursi in specializzazioni per cui a ogni diversa destinazione d’uso di oggetti e strumenti corrisponde una precisa categoria, tra cui il maniscalco. Un po’ artigiano e un po’ veterinario.
Tra le sue attività vi è l’attendere alla ferratura dei bovini (con le piattine e l’ausilio di un travaglio) e dei cavalli (con i ferri), intervenendo anche sull’unghia dell’animale (pulendola, rasandola, tagliandola), cercando, in alcuni casi, di correggerne i difetti di andatura tramite l’applicazione di ferri opportunamente forgiati.